L’Africa, sotto vari punti di vista, compresa la tipologia dei tessuti prodotti, deve essere suddivisa in cinque subcontinenti. Benché numerosi autori abbiano pubblicato studi sulla produzione tessile di vari paesi africani, solo in pochi casi sono state raccolte e illustrate informazioni complete relative all’intero Continente. I popoli africani vantano origini diverse, dai discendenti degli arabi e dei berberi del Nord alla tribù di lingua khoisan ai colonialisti europei del profondo Sud. E se il Nordest è abitato da ceppi di famiglie che si esprimono con gli idiomi del Nilo, la maggior parte delle popolazioni che vive a sud del Sahara appartiene a gruppi di lingua bantu. Generalmente, infatti, non vi è stato motivo di descrivere in una stessa opera la produzione e l’arte tessile di popoli con origini e culture molte diverse, dagli arabi e berberi del Magreb, agli egiziani dalle antichissime tradizioni culturali, agli etiopi, ai bantu, agli zulu, fino alle popolazioni del Sudafrica dove si sono profondamente inserite la cultura e la tradizione europee. Nel folklore tessile africano, la separazione del ruolo degli uomini da quello delle donne si estende a tutto il Continente. Sono queste ultime ad occuparsi della produzione dei tessuti e lo fanno nell’ambito domestico, mentre agli uomini sono lasciati compiti di carattere commerciale. Negli ultimi tempi questa tradizione ha subito però delle evoluzioni che da un lato hanno portato anche le donne a occuparsi del commercio dei tessuti e dall’altro hanno condotto a produzioni di carattere artigianale e industriale, ben al di fuori dell’ambiente domestico. Come il resto del genere umano, tutte le popolazioni africane devono soddisfare le esigenze di un abbigliamento minimo di base, costituito da materiali molto duttili che consentono di proteggersi dalle intemperie e da tagli di stoffe per coprire gli attribuiti sessuali di uomini e donne e assicurare il decoro personale. Speciali indumenti sono ritenuti indispensabili per segnare le diverse tappe della vita, come la nascita, la circoncisione, il primo mestruo, il matrimonio, la nascita di un figlio o la morte. Persino quelle culture che non celebrano con speciali cerimonie i riti di passaggio prevedono spesso sudari tradizionali per la sepoltura. La moda africana è un fenomeno complesso, che andrebbe analizzato anche antropologicamente, per rendersi conto di come possa conciliarsi la contrapposizione tra l’individualismo della moda ed il legame che essa ha in Africa con le tradizioni e con i significati sociali del corpo e degli ornamenti: “Che in Africa vi sia un grande futuro per la couture è opinione condivisibile senza esitazioni da chi, come me, ha una qualche esperienza di ricerca sul campo in Africa occidentale, vale a dire in società dove la performance del corpo vestito tradizionalmente assume forme di assoluta rilevanza e significatività in un gioco di apparenze molto presente nelle culture locali.
Se è vero, infatti, che in tutte le società si mira alla gestione ottimale del corpo sul mercato dei segni, è in special modo nelle società africane che vestiti, tessuti, monili, acconciature e marchi servono a mettere il corpo in posizione di centralità e a inscrivere l’individuo nel contesto sociale. In effetti risultano sorprendenti, perlomeno dal punto di vista occidentale, le tante modalità, allo stesso tempo creative e con forte radicamento sociale, di vivere il proprio corpo abitando i propri vestiti che animano i teatri della quotidianità africana. Il fatto è che in Africa l’eleganza esibita è vissuta come esigenza e come forza: l’abito elegante armonizza i corpi, dona loro pienezza e coerenza, li reinveste del loro potere d’azione e d’emozione; “In altre parole, il corpo potenziato in bellezza non solo è fonte di soddisfacimento estetico, e in qualche modo etico, ma si configura come un vero e proprio traguardo di vita, come strategia di rafforzamento e di sopravvivenza in contesti di competizione o, ancora, specie in situazioni di marginalità, come riscatto esistenziale”. (Giovanna Parodi: (la moda sconosciuta) Africa e Mediterraneo, n°.78, www.africaemediterraneo.it). Nell’odierna ossessione per la moda che trionfa sul Continente, traspare senza dubbio un immaginario collettivo, un poco caotico, asservito a logiche di ostentazione. Il peso del fashion nell’arena sociale (e anche in quella politica) implica un orientamento esasperato nei confronti dello sfoggio vestimentario, senza tuttavia spiegare del tutto la dimensione del fenomeno. Non di rado, infatti, il bisogno di apparire eleganti, di vestirsi all’ultima moda, è declinato in comportamenti talmente estremi da portare a chiedersi da quale concezione culturale del potere attribuito alla spettacolare messa in scena di un corpo addobbato emerga il loro prodursi. In conclusione, la moda in Africa si presenta quale “fatto sociale totale”, ossia è una materia da affrontare come qualcosa di estremamente complesso, imbrigliato nei processi storici locali, legato agli usi sociali del corpo e calato nella contemporaneità.